Stemma comunale

Lo stemma comunale di Monteceneri è frutto del concorso di idee indetto per festeggiare il primo anno di Monteceneri nel novembre del 2011. Il progetto vincitore è stato quello di Elisa Ermanni, intitolato “Relazione tra mondo moderno e radici del passato”.
Il vessillo evidenzia la centralità del Comune, come luogo di passaggio e di scambio tra il nord e il sud del Ticino, rappresentata dalle quattro forme geometriche sullo sfondo che si specchiano e capovolgono.
Un Comune rivolto al futuro, raffigurato da un cerchio, simbolo dei collegamenti tra le Alpi. Le figure orizzontali ricordano le merlature dei castelli custodi delle vie di comunicazione, ma vogliono anche rappresentare l’importante funzione di cerniera e di legame del territorio.
Il colore giallo oro è legato al passato, onora le castagne come alimento largamente utilizzato quale fonte di sostentamento dalla popolazione di un tempo, mentre il blu richiama l’acqua del fiume Vedeggio e il patrimonio idrico del territorio.

Storia

Il Comune di Monteceneri è nato nel novembre del 2010 in seguito all’aggregazione degli ex Comuni di Bironico, Camignolo, Medeglia, Rivera e Sigirino.
Il suo odierno territorio ricalca quello dell’antica valle Carvina, tralasciando i Comuni di Mezzovico-Vira e Isone. Questa valle è abitata da più di due millenni da gente profondamente legata alla propria terra. Infatti, allo stato attuale dei ritrovamenti archeologici, i primi insediamenti umani nella Carvina risalgono al VI secolo a.C., durante l’età del Ferro, nell’alta valle, al riparo dalla forza distruttiva delle acque dovuta ai frequenti straripamenti dei fiumi Vedeggio e Leguana che rendevano inospitali queste terre.
Ne sono testimonianza le necropoli venute in luce fortuitamente nella prima metà del Novecento nella zona di Isone e ai piedi del promontorio di “Caslaccio” a Rivera, presso il valico del Monte Ceneri.
Per secoli le genti di questa terra hanno vissuto sostentandosi con la caccia, la pesca d’acqua dolce, l’agricoltura, l’allevamento di bovini e caprovini con la relativa transumanza estiva sui numerosi alpeggi, poi, dopo la loro introduzione da parte dei Romani, le castagne divennero la principale pietanza sulla tavola, utili anche come foraggio per gli animali da allevamento.

Luogo di passaggio
Da sempre questa valle veste il ruolo di luogo di passaggio, trovandosi sulla via di transito che dalla pianura padana porta ai valichi delle Alpi centrali.
La prima vera strada selciata della valle Carvina fu costruita dai Romani probabilmente seguendo il tracciato di un’antica pista protostorica che passava a mezza montagna sulla sponda destra del fiume Vedeggio, da sud a nord attraverso i villaggi di Sigirino, Mezzovico-Vira e Rivera per poi giungere sul Monte Ceneri. Da qui si potevano seguire quattro vie diverse: le due strade principali portavano a Cadenazzo, una ripida e rettilinea, l’altra con più agevoli tornanti, per poi dirigersi verso Bellinzona e i passi alpini; una terza, impropriamente denominata “strada romana”, scendeva verso Quartino e poi continuava per il Locarnese; la quarta dal passo del Monte Ceneri, in località “alla Guardia”, scendeva verso Robasacco passando per la chiesa di San Leonardo.
Un altro percorso che sfiorava la valle Carvina era quello che dalla Capriasca giungeva a Isone, saliva verso il passo del Tiglio per poi scendere verso Giubiasco e Bellinzona.
Negli ultimi due secoli sono state realizzate imponenti opere ingegneristiche al fine di migliorare e velocizzare sempre di più i collegamenti attraverso le Alpi, a partire dalla Ferrovia del San Gottardo entrata in funzione nel 1882, fino all’apertura nel 1980 dell’autostrada A2 e all’odierno cantiere AlpTransit.

Territorio di confine/fortificazioni
Un altro ruolo fondamentale, svolto soprattutto in tempi antichi da questa regione, è quello di zona di frontiera. In effetti, già durante l’età del Ferro (XI-I sec. a.C.) il Monte Ceneri divideva le due tribù di stirpe celtica dei Leponzi, posti a nord e degli Orobi, stanziati a sud.
Ma fu con l’arrivo dei Romani che l’importanza strategica di carattere militare e viario della Carvina aumentò; l’Imperatore Augusto (I sec a.C.) pose sul Monte Ceneri il confine fra due mondi: a nord si trovava la Rezia celtica e a sud la XI Regio Transpadana dell’Impero romano.
In epoca tardoantica (inizio V secolo d.C.), a causa della costante pressione delle genti barbariche, l’imperatore Onorio fece costruire il Tractus Italiae circa Alpes, un sistema difensivo costituito da una rete capillare di fortificazioni poste agli sbocchi meridionali delle valli alpine, bloccando così i nodi strategici più importanti. Per la valle del Vedeggio si ha notizia della presenza in tempi antichi di 13 castelli, dei quali sette si situano nella sola Carvina (Isone, Monte Ceneri, Rivera, Bironico, Camignolo, due a Sigirino) e i cui ruderi si possono ancora scorgere nella boscaglia.
La morfologia della valle deve aver favorito il sorgere di queste strutture fortificate; infatti, si trovano tutte su promontori rocciosi difesi naturalmente da pareti a strapiombo, collegate visivamente tra loro e poste nei punti strategici della valle.
Con la fine dell’Impero romano, queste strutture difensive vennero abbandonate, fino all’arrivo dei Longobardi (fine VI-VIII sec.), che le rioccuparono: la Carvina divenne così un luogo di stanziamenti militari facenti capo a Bironico.

Le notizie storiche qui riportate sono tratte dall’inedita tesi di Laurea in Scienze dei beni culturali presso l’Università degli Studi di Pavia di Laura Pianezzi, Vallis Carvyne – Carta archeologica della Valle del Vedeggio e storia antica della sua parte superiore, ottenibile presso la Cancelleria comunale.
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